A una prima e sommaria osservazione, le relazioni fra cinema e scienza possono sembrare scarse e non rilevanti; tuttavia, a un esame più attento, le connessioni fra i due mondi si rivelano invece frequenti e significative. In origine, in particolare, l’idea filmica attecchisce dall’utilizzazione pratica di principi di fisiologia della visione, e all’inizio, la registrazione e la riproduzione delle immagini in movimento ha finalità scientifiche, non artistiche.
Così è, alla fine dell’Ottocento, anche per il celebre fisiologo francese Étienne-Jules Marey, che mise a punto ingegnosissime apparecchiature finalizzate a documentare e studiare il volo degli uccelli, seguendo intuizioni e riflessioni di cui qui, traendoli dal celeberrimo saggio Le vol des oiseaux, riportiamo i tratti più salienti. Da allora, il dialogo fra cinema e scienza si è molto arricchito, come testimoniano gli innumerevoli film ispirati alla storia della scienza e ai suoi personaggi, i documentari di divulgazione scientifica, i capolavori cinematografici con protagoniste persone ammalate e talvolta ipovedenti, fino ai recenti studi di imaging sull’attivazione cerebrale durante la visione di un film.
L’origine, tuttavia, è sempre lì, nell’attrattiva misteriosa e seducente di un irriproducibile dinamismo, e in tale ottica, l’opera pionieristica di Marey accende una scintilla che illumina tutt’oggi. Se quello fu il punto di partenza, la strada ormai è ben più che inoltrata, e lo studio delle basi fisiologiche del cinema, come pure dei primi tentativi di catturare le immagini in movimento a scopo scientifico, costituisce quindi la traccia di un’indagine più ampia di relazioni estremamente salde e complesse fra cinema e scienza, indagine rispetto alla quale questo libro vuole essere un sasso lanciato in uno stagno enorme e affascinante.